La comunità di Santarcangelo Città della Poesia ha scelto di leggere le poesie di autori palestinesi in gran parte scritte a Gaza dopo il 7 ottobre 2023 nella tragedia della guerra in Palestina. La poesia come atto di resistenza. La forza delle parole come tentativo di salvezza.
Scrivere poesie durante un genocidio dimostra ancora una volta il ruolo cruciale che la poesia svolge nella resistenza e nella resilienza palestinesi.
1.
Lettrice Liana Mussoni
Poetessa Hend Joudah
Cosa significa essere poeta in tempo di guerra?
Significa chiedere scusa,
chiedere continuamente scusa, agli alberi bruciati,
agli uccelli senza nidi, alle case schiacciate,
alle lunghe crepe sul fianco delle strade,
ai bambini pallidi, prima e dopo la morte
e al volto di ogni madre triste,
o uccisa!
Cosa significa essere al sicuro in tempo di guerra?
Significa vergognarsi,
del tuo sorriso,
del tuo calore,
dei tuoi vestiti puliti,
delle tue ore di noia,
del tuo sbadiglio,
della tua tazza di caffè,
del tuo sonno tranquillo,
dei tuoi cari ancora vivi,
della tua sazietà,
dell’acqua disponibile,
dell’acqua pulita,
della possibilità di fare una doccia,
e del caso che ti ha lasciato ancora in vita!
Mio Dio,
non voglio essere poeta in tempo di guerra.
2.
Lettrice Cristina Croatti
Poeta Yousef Elqedra
Posso scrivere una poesia
con il sangue che sgorga,
con le lacrime, con la polvere nel mio petto,
con i denti della ruspa, con le membra smembrate,
con le macerie dell’edificio, con il sudore della protezione civile,
con le urla delle donne e dei bambini,
con il suono delle ambulanze, con i resti di un albero che amo,
con tutti questi volti che cercano i loro dispersi,
con la voce del bambino Anas sotto le macerie che dice: «Sono ancora vivo»,
con i corpi senza lineamenti,
con l’attesa, l’attesa, e ancora l’attesa!
Posso scrivere una poesia con il fragore del tradimento,
con il silenzio nudo,
con la neutralità viscosa, con l’impotenza svelata,
con il servilismo verso l’America.
Cosa può una poesia?
3.
Lettrice Anna Maria Tomassini
Poeta Yousef Elqedra
La tenda è un corpo fragile,
la sua pelle di stoffa stanca,
le sue costole bastoni esili
oscillano a ogni sussurro del vento.
Il vento non chiede permesso,
entra da ogni fessura, apre le porte su un vuoto infinito,
ruba il calore dell’istante
e lascia dietro di sé un silenzio tremante.
La tenda non è una casa,
è una promessa d’attesa,
e ogni impeto di vento
ti ricorda che sei di passaggio
su una terra che non porta il tuo nome.
Poi arriva la pioggia,
pesante come un’antica tristezza,
colpisce il tetto della tenda
come a mettere alla prova la sua resistenza.
S’insinua all’interno,
disegnando mappe di macchie d’acqua
su un suolo che mai si asciugherà.
Il vento scuote la tenda,
la tenda abbraccia la pioggia,
e la pioggia lava via tutto,
ma non la memoria di chi ci vive.
Così la tenda rimane in piedi,
a testimoniare che la fragilità
è l’altro volto del Sumùd.
4.
Lettrice Samuela Boschi
Poetessa Ni’ma Hassan
Una madre a Gaza non dorme…
Ascolta il buio, ne controlla i margini, filtra i suoni uno ad uno
per scegliere una storia che le si addica,
per cullare i suoi bambini
E dopo che tutti si sono addormentati,
si erge come uno scudo di fronte alla morte
Una madre a Gaza non piange
Raccoglie la paura, la rabbia e le preghiere nei suoi polmoni,
e attende che finisca il rombo degli aerei,
per liberare il respiro
Una madre a Gaza non è come tutte le madri
Fa il pane con il sale fresco dei suoi occhi…
e nutre la patria con i suoi figli.
5.
Lettrice Paola Selleri
Poeta Ali Abukhattab
IL VUOTO
Al vento la sua logica…
E tu cammini contro la salinità del tempo
L’odore del luogo ti chiama
Intrecci la tua morte con mani di buchi
Ti aggrappi al sibilo del vento
Bruci la tua essenza nel fuoco delle schegge
Inventi i tuoi rituali mischiando lacrime
alla schiuma degli spettri
Dall’abisso sorge la tua leggenda calpestata
Sali
Sali
Sali
Non fermarti sul ciglio dell’inno…
Li vedo avvicinarsi alla tua eco
Li vedo insinuarsi dalle membra della tosse
Fuggi
Segui la profezia del vento
6.
Lettrice Silvia Franchini
Poeta Marwan Makhoul
NEW GAZA
Non c’è più tempo,
quindi non indugiare nel ventre di tua madre, figlio mio, affrettati a venire
non perché ti desideri,
ma perché la guerra è scoppiata e temo che tu non possa vedere
la tua patria come l’ho desiderata per te.
La tua patria non è terra,
né mare che ha profetizzato ciò in cui ci troviamo
e poi è morto.
Ma è il tuo popolo, vieni a conoscerlo
prima che il razzo lo deformi
e mi costringa a raccogliere i resti
per farti sapere che coloro che sono andati via
erano belli e innocenti,
e che avevano bambini come te che li hanno lasciati
fuggendo dalla cella frigorifera dei morti ad ogni attacco
per giocare
orfani
sul filo della salvezza.
Potresti non credermi se indugi
e pensare che sia veramente una terra senza popolo
e che noi
non siamo stati qui davvero;
siamo stati esiliati due volte
e poi ci siamo ribellati al nostro destino
per settantacinque anni
quando la sorte ci ha privato di ogni bene,
così la speranza si è sciupata.
7.
Lettore Nunzio Festa
Poeta Marwan Makhoul
NEW GAZA
So che il tuo fardello è pesante
e che il dolore è più grande di te, quindi perdonami
sono come una gazzella quando partorisce,
che teme la iena appostata dietro la fossa
quindi vieni in fretta, poi corri
il più lontano possibile
affinché il rimpianto non mi divori.
Ieri mi ha vinto il pessimismo. Taci, ho detto,
Cosa c’entra il mio piccolo, rampollo della brezza,
cosa c’entra lui con la tempesta?
Ma oggi sono tornato; costretto, tuo padre, non un eroe,
ho una notizia urgente da portare;
hanno bombardato l’ospedale battista a Gaza
e tra le cinquecento vittime c’era un bambino
chiamava suo fratello che aveva metà testa e occhi aperti:
«Fratello! Mi vedi?!»
Lui non lo vede
come il mondo indaffarato non lo vede,
che ha urlato per due ore e poi si è addormentato
per dimenticare lui e suo fratello…
Cosa posso dirti ora?
8.
Lettrice Lidiana Fabbri
Poeta Marwan Makhoul
NEW GAZA
La sciagura è sorella della tragedia,
entrambe affamate e furiose, si avventano contro di me
finché la mia bocca non trema, lasciando cadere sui morti
tutto ciò che è possibile dire
In tempo di guerra non contare sui poeti
perché sono lenti come una tartaruga
che cerca invano di tenere il passo con un massacro
che corre come una lepre,
la tartaruga striscia
e la lepre salta da un crimine all’altro,
raggiunge la chiesa che ora viene bombardata
sotto gli occhi di Dio che è appena uscito
da una moschea ridotta in polvere,
e viene preso di mira nel rifugio del salvatore,
ma dove sta il salvatore,
mentre nostro padre che è nei cieli,
è soltanto un aereo da caccia,
nient’altro
tranne colui che sta a bordo,
che è venuto a cacciarci
e ha centrato la nostra sottomissione,
sulla croce, o figlio mio,
da ora in poi c’è spazio per tutti i profeti.
E Dio sa
che tu e chi è come te siete ancora feti ingenui
e non lo sapete.
9.
Lettrice Germana Borgini
Poeta Marwan Makhoul
VERSI SENZA CASA
Le persone più vicine sono quelle che vorrei deridere,
ma non lo farò,
forse per timore che ferendo loro
darei piacere ad altri
La balena crede di essere grande,
questa piccolissima creatura
nel mare
Mare, quanto sei grande davvero,
ci risputi nel nostro paese ogni volta
che anneghiamo nel suo amore
Eppure,
quando il fiume si suicida nel mare,
il pesce anela alle acque dolci
Morirà il giorno in cui moriamo,
la morte che ha vissuto in noi
Perché questa ombra fedele,
quando ci metteranno nella tomba, non starà più in piedi,
ma dormirà accanto a noi
E anche tu, poesia mia, morirai sicuramente,
eppure scriverò
e possa tu vivere anche solo un po’
dopo di me
10.
Lettrice Marilena Stefanoni
Poeta Marwan Makhoul
VERSI SENZA CASA
Basta!
Dice la morte ai tiranni,
ho mangiato a sazietà
In ogni morte c’è un’altra vita,
ma non lasciare che il tuo pensiero vada lontano,
o credente
Cos’è questa ossessione?
Parlo di morte in tutte le mie poesie,
anche se non arriva davvero
se non nell’ultima
Essere palestinese del ’48 significa
essere il cittadino più strano del mondo,
eccoti a supplicare tutti i paesi del mondo di proteggerti
dal tuo stato
Forse nel male c’è dell’utile,
perché alla luce del fuoco che ci brucia
vivono le farfalle nella notte
Il problema dell’uomo è che la giustizia che vede
non la vedono gli altri
ed è vero anche il contrario
Il salafismo,
quanto è bella come idea
e quant’è brutale quando la adottano gli sciocchi
11.
Lettrice Lorena Ghinelli
Poeta Marwan Makhoul
VERSI SENZA CASA
Scusami, Ziad Rahbani,
«la fame non è blasfema»
la fame è creativa
Anche scurita dal sole,
rimane bianca
la mano del mendicante
In passato abbiamo aperto le porte di Damasco ai gitani,
che restituiscano il favore
e aprano le loro terre a noi, noi gitani
Il corvo nero è più bello sulla neve
di tutte le colombe della pace
nei discorsi dei politici
L’influenza ha i suoi vantaggi,
tra cui, sentire l’affetto dei tuoi cari
e il loro interesse
Acqua, non prendermi in giro,
quando ti bevo nel bicchiere non intendo imprigionarti,
ma sono proprio come te,
voglio vivere
Perché abbiamo paura delle armi
se non fanno nulla
senza di noi?
Fazioso, ogni volta che la croce cresce
sul tuo petto, si riduce dentro te,
e così anche la mezzaluna
12.
Lettrice Lucie Ferrini
Poeta Marwan Makhoul
VERSI SENZA CASA
Potremmo non cambiare questo mondo con ciò che scriviamo,
ma potremmo graffiare la sua vergogna
Se dividono la mia patria in due stati,
emigro
La iena non uccide la iena,
o uomini
Nella tempesta, e a bordo della barca,
battiamo le onde con i remi
per farla placare
Dopo una lunga assenza, ti vedo e verso lacrime,
come dopo una lunga notte,
il sole sorge e la neve piange
Anche se gli occidentali hanno derubato gli orientali,
non potranno mai privarli
della vista del sole che sorge
Sei l’unico
che quando ci spogliamo non ci vergogniamo di te,
o Dio
Per scrivere una poesia non politica,
devo ascoltare gli uccelli,
e per sentire gli uccelli
bisogna far tacere gli aerei da caccia
13.
Lettrice Giulia Pelagalli
Poetessa Dareen Tatour
ALLUCINAZIONI DI UNA POETESSA PRIGIONIERA CONDANNATA PER TERRORISMO
ALLUCINAZIONE INCITANTE ALLA VIOLENZA E AL TERRORISMO
I vostri proiettili sono mortali
E nell’inchiostro della mia penna c’è vita
Le vostre armi saranno annientate
E la poesia rimarrà viva
(2) ALLUCINAZIONE DI UNA PRIGIONIERA IN ISOLAMENTO
Non c’è luce nella mia prigione
Né sole né finestra
Non c’è nulla qui
Tranne il carceriere… una porta e le manette
Ho chiuso gli occhi ed è giunta la luce
Dall’amore per la mia patria nascono le cose
L’amore in prigione è la mia libertà
E la passione nella mia prigione è cielo
Sono in isolamento
E le penne sono vietate
Né inchiostro né carta
Il cuore scrive memorizza i versi
La poesia in prigione è luce e fuoco
La poesia nella mia prigione
È nutrimento
È acqua e aria
14.
Lettrice Barbara Botteghi
Poetessa Dareen Tatour
ALLUCINAZIONI DI UNA POETESSA PRIGIONIERA CONDANNATA PER TERRORISMO
(3) ALLUCINAZIONE DI UN’AMANTE IN PRIGIONE
Gli occhi si incontrano pieni di amore
Io rido, tu ridi
Ci abbracciamo
Abbiamo dimenticato le tragedie e tutte le prigioni
Abbiamo dimenticato il tempo e ciò che era
Abbiamo dimenticato la mia carcerazione
E la catena del luogo
Abbiamo pianto un po’, riso molto
Abbiamo sfiorato i dubbi
E tutte le emozioni
Ma ci siamo amati
E siamo diventati ciò che resta
Abbiamo cantato la vita
E abbiamo vissuto l’incontro
E ciò che è venuto con esso
Il mio cuore prigioniero
Si è elevato
Ha iniziato a liberarsi
Come un uccello che vola
Verso il cielo
Ha spezzato le catene
Ha riportato la tranquillità
Sì, ci siamo amati
Abbiamo rimosso i confini
Abbiamo scritto lettere per la poesia della pace
E siamo diventati l’inno
Siamo diventati patria
15.
Lettrice Sabrina Rossi
Poetessa Dareen Tatour
UN ATTIMO PRIMA DELLA MORTE
Rimarrò qui
Perché le ferite nella terra di Galilea
Risvegliano i sentimenti
E attraggono tutte le lettere verso di essa
Affinché possa continuare a cantare
Rimarrò
Perché cantare sulla riva di Acri è nostalgia,
Dove si posano i gabbiani
Perché l’abbraccio
Perché l’incontro
Perché tutto l’amore viene dalla brezza della patria
Perché amo ciò che è insopportabile
Rimarrò qui
E cavalcherò il frastuono dei venti tempestosi
Che non si piegano ai tiranni
Rimarrò
Perché i sentieri qui nella mia patria
Scorrono con una sofferenza simile alla mia
E malgrado il sangue versato
Mi restituiscono la sensazione della vita
Rimarrò
Perché i bambini
Qui comprendono la risposta come me
Se chiedi al bambino
Racconta, cosa sognerai stanotte?
Lui guarda a lungo il cielo
E ascolta per un’eternità il fragore dei proiettili
Risponde con tristezza
Perché pensare a questa cosa
E potrei non vivere fino a stasera?
16.
Lettrice Mirella Paoletti
Poetessa Dareen Tatour
UN ATTIMO PRIMA DELLA MORTE
Perché qui non vivo a lungo
E in qualsiasi momento
Il fischio dei proiettili
Si porta via ciò che desidero e ciò che voglio
Qui potrei vivere, qui potrei morire
E con tutto questo…
Rimarrò qui
Amando la vita
Rimarrò io
Per scrivere di me e di chi soffre
Lettere di verità
Perché scrivere in guerra è una morte rapida
In essa c’è vittoria e c’è suicidio
E c’è salvezza
Scriverò
Dalle tenebre delle caverne
Forse potrò risuscitare il fiore del mattino
Perché la poesia
È come il filo delle spade
Come il tuono del cielo
Perché tutti i proiettili che hanno sparato
Per soffocare le parole
Per uccidere la nostalgia, per uccidere l’antico e il nuovo
Per il nostro annientamento
aumentano la resistenza
rafforzano la volontà
17.
Lettore Marco Giorgi
Poeta Yahya Ashour
PORGI L’ALTRA GUANCIA
Questo mondo bianco,
che non crede più in Cristo,
ti implora, Gaza, con le sue parole:
Porgi loro l’altra guancia.
Non li addolora la storia né la geografia.
Porgi loro l’altra guancia, o Gaza,
concedi loro il mare
come preferisci, questa volta.
Il mondo ti supplica ora,
mentre tu subisci ciò che nessuna città sulla terra ha mai subito:
bacia la mano di chi ha ucciso i tuoi figli.
Ma nulla, o Gaza, potrà riunire i resti
ai loro corpi interi.
Nessuna pace potrà compensare neanche un solo funerale
tra tutti quei funerali privi dei loro martiri.
Forse i martiri non ascendono più al cielo,
o forse non tutti hanno più questo privilegio.
Come potrebbero volare in alto le membra sparse?
Forse i martiri hanno concesso il loro sacrificio
solo quando hanno capito che era l’unico modo
per fondersi eternamente con la loro terra.
Non c’è legislatore né governante, né d’Oriente né d’Occidente,
che possa cancellare la morte dalla tua fronte, o Gaza.
Non c’è legislatore né governante che possa farti le condoglianze, almeno.
Forse gli aerei glielo impediscono.
18.
Lettrice Rita Giannini
Poeta Yahya Ashour
PORGI L’ALTRA GUANCIA
Non preoccuparti, Gaza…
Si dice che la morte sia una grazia che gli immortali invidiano.
L’Egitto ti è finalmente venuto incontro
con cavalli troiani, non uno solo,
esulta,
perché i cavalli – Dio non voglia –
non sono carichi di soldati,
ma solo di cibo perché tu non muoia, o Gaza,
affamata.
I cavalli sono carichi di sudari che non onorano i vicini dei faraoni,
e non contengono nemmeno una copia del Libro dei Morti,
né una sola goccia di carburante per illuminarci
e permetterci di distinguere la nostra morte dalla nostra salvezza.
Gioisci, o Gaza:
non siamo più uccisi mentre il mondo dorme.
Il mondo è ben sveglio: balla e canta.
Alcuni leggono le nostre notizie,
solo quelle che possono reggere.
Pochi manifestano nei ritagli di tempo.
E il nostro mondo arabo, sui carboni ardenti,
aspetta che passino mille e una notte,
perché tu, o Gaza, salvi te stessa
raccontando le storie di migliaia di vittime…
19.
Lettrice Angelamaria Golfarelli
Poetessa Heba Abu Nada
8/10/2023
La notte della città è buia, tranne che per il bagliore dei razzi,
silenziosa tranne che per il suono dei bombardamenti,
spaventosa tranne che per la serenità della preghiera,
nera tranne che per la luce dei martiri.
Buonanotte, Gaza.
9/10/2023
Non c’è tempo per grandi funerali e addii adeguati,
non c’è molto tempo: un razzo furioso sta arrivando,
ci accontenteremo di un bacio veloce sulla fronte
e un addio rapido, aspettando la nuova morte.
Non c’è tempo per l’addio.
15/10/2023
Noi lassù costruiamo una seconda città,
medici senza pazienti né sangue,
insegnanti senza aule gremite e urla agli studenti,
nuove famiglie senza dolori né tristezza,
e giornalisti che fotografano il paradiso,
e poeti che scrivono sull’amore eterno,
tutti da Gaza, tutti.
Nel paradiso c’è una nuova Gaza che si sta formando ora, senza assedio.
20.
Lettrice Elena Camaeti
Poetessa Heba Abu Nada
15/10/2023
Il suono che sentiamo è il suono della morte che ci ha superato per scegliere altri,
siamo ancora vivi e sentiamo il suono della morte di altri che conosciamo, diciamo:
grazie a Dio, l’ultimo suono che hanno udito non è stato il suono del razzo.
Chi sente il suono del razzo sopravvive.
Siamo ancora vivi fino a nuovo avviso.
18/10/2023
Le nostre foto di famiglia: un sacco di brandelli, un mucchio di cenere,
cinque sudari avvolti l’uno accanto all’altro di dimensioni differenti.
Le foto di famiglia a Gaza non sono come tutte le altre.
Ma erano insieme, e insieme se ne sono andati.
20/10/2023
Noi di Gaza, presso Dio, siamo martiri o testimoni della liberazione.
E tutti noi aspettiamo il luogo in cui saremo.
Tutti noi aspettiamo, o Dio, la tua promessa veritiera.
21.
Lettrice Nicoletta Fabbri
Poeta Haidar al-Ghazali
23/04/2023
L’ALFABETO DEGLI UNIVERSI
Vieni che sistemiamo l’alfabeto degli universi.
Segnerò l’appuntamento sopra le tue colline
e il flauto testimonia
e l’alba testimonia
e le mie barche affondate testimonieranno
che ballerò con la notte invecchiata
e prepareremo universi di poesia,
o fiore di melograno.
Vieni che sistemiamo l’alfabeto degli universi.
Portami sotto le tue palpebre;
perché il mare mi soffoca nella sua vastità
e dormi sui palmi delle mie mani,
la poesia cola dalle tue curve strette come respiri
per gli annegati.
22.
Lettrice Sofia Piscaglia
Poeta Haidar al-Ghazali
L’ALFABETO DEGLI UNIVERSI
Io sono la fenice, stanca delle storie di cenere
tolgo la mia leggenda ogni notte alla porta di casa,
divento un corvo,
prigioniero del tuo chiarore.
Poni il tuo mantello sul mio petto
e divento un gabbiano di mare o una colomba.
Vieni che sistemiamo l’alfabeto degli universi.
O paese degli affaticati,
perché hai colto l’ultimo fiore del melograno?
Perché ci lasciamo disegnare gli universi sui muri delle barche?
Perché, o paese degli affaticati,
i nostri petti sotto il mare,
sotto i cortei?
Tornerò un giorno dicendo:
quello che non sanno gli annegati
è che se non avessero portato con loro
i loro grandi sogni
tutte le barche non sarebbero affondate.
23.
Lettrice Francesca Lucchi
Poeta Haidar al-Ghazali
24/10/2023
Stavo per mettere un boccone di lenticchie in bocca
quando un razzo si è avvicinato al nostro quartiere,
chiudendo la finestra del sole con un mucchio di terra.
E poiché sono un poeta,
sarei sicuramente morto.
Mio padre abbraccia i miei fratelli e mia madre
tra le sue braccia
in un angolo,
e io sto sotto le lastre di zinco e le schegge,
osservando questa scena
per scriverla.
Sono corso verso la strada,
come un bambino,
fino a quando il nostro vicino ha messo la mano di una bambina
sul marciapiede di fronte a me,
quindi non ho distolto lo sguardo,
così ho capito che ero cresciuto.
Tornai a casa,
la polvere del crimine aveva occupato tutto,
e sulla tavola da pranzo
cinque piatti
e quattro cucchiai
e sopra di me un soffitto bucato.
Non ho trovato il mio cucchiaio.
24.
Lettrice Martina Raggini
Poeta Haidar al-Ghazali
13/01/2024
Il martire addormentato
sull’erba bagnata di rugiada
aveva un nome
e un soprannome
e una risata affascinante.
Sua madre e suo padre litigarono
il giorno della sua nascita,
quindi scelsero per lui un nome
che si addicesse alla sua statura coperta dal sudario.
Il martire addormentato
sull’erba bagnata di rugiada
aveva scritto sulla sua testa “sconosciuto”.
O mamma,
quelle valigie sono traditrici,
non hanno avuto spazio per le pareti della casa,
non hanno portato i ricordi.
Quelle valigie sono traditrici
e non porterò altro che il mio nome.
Ero al mercato
quando ho visto cinque martiri
alla porta dell’unico ospedale,
cinque martiri sul marciapiede
che imploravano i passanti
di salvarli dalla natura
e dalla biologia.
Le cannonate erano forti
e nessuno li sentì.
Ho diciannove anni
e ho vissuto molte morti.
La prima quando avevo quattro anni.
Non c’è dubbio che ho preso
la mia parte di dolore,
paura e nostalgia.
Quando la vita si mostrerà a me?
25.
Lettore Pietro Macdonald
Poeta Haidar al-Ghazali
16/01/2024
Avevo otto anni
quando ho letto “libertà” in un libro.
L’ho cercata nei dizionari,
ma non ne ho capito il significato.
Non l’ho vista nel blu del cielo,
come dicevano,
la libertà per cui moriamo
non l’abbiamo mai sentita.
Sai, amore mio,
che moriamo quando incontriamo
tutto il nostro dolore?
Hai capito ora, amore mio,
perché nei nostri paesi
i bambini muoiono?
Se fossi sulla soglia di un tuo sguardo,
creerei dal tuo petto un paese
che non nutre i suoi figli con il pane della separazione
e saprei perché se ne vanno coloro che partono.
Quanto ero libero nell’abbraccio.
Abbracciami, abbracciami,
quanto ero libero nell’abbraccio.
26.
Lettrice Giada Sgariglia
Poeta Haidar al-Ghazali
29/02/2024
La bambina il cui padre è stato ucciso
mentre portava un sacco di farina
sulla schiena
continuerà a gustare
il sangue di suo padre in ogni pane.
22/03/2024
Tu non hai provato l’amore
in tempo di guerra,
non ti sei esiliato
nel tuo paese due volte.
Il suo corpo ha un linguaggio che conosco,
una risata, una canzone.
Il suo corpo
ha modi che memorizzo,
che le schegge hanno fatto esplodere
e mi hanno lacerato nel mio esilio.
Il tuo corpo è tenero,
si scioglie
dalla mia prima frase poetica
e non voglio immaginarlo
sotto la durezza dei proiettili.
Non conosco la tua tomba,
ma è ampia, ampia.
Le sue lapidi
sono rose e alberi.
24/03/2024
E il dolore
non lascia un affamato
che raccoglie chicchi di riso
dalla terra.
Ricorda come ha raccolto i resti di suo figlio affamato
in una borsa.
27.
Lettrice Isadora Angelini
Poeta Haidar al-Ghazali
25/04/2024
Oggi
i giovani liberi si sollevano nelle università
e lanciano la loro voce nel vento.
Oggi vediamo cuori sgozzati come i nostri
e piangono per le madri che non hanno trovato tempo
per piangere.
Oggi
i giovani liberi si sollevano nelle università
e non verrà promosso
chi non supererà l’esame di umanità.
Oggi il mondo mostra una certa giustizia,
una certa umanità,
il loro grido è la mia voce
e il loro sangue è il mio
bolle come la mano di una bambina amputata sulla terra.
Siamo un buon mondo,
governato da demoni bianchi
Perché non diventiamo un solo mondo?
Perché non cresciamo insieme?
La mia voce, la vostra voce
e il mio sangue, se accresce la vostra rabbia,
ora è vostro.
Insegnate ai vostri figli
che il corpo della terra è uno,
che i confini della terra sono un’invenzione
e chi non rifiuta di uccidere
sarà ucciso facilmente.
Fermate il fuoco sui nostri petti,
fermate il fuoco
perché possiamo seminare
la nostra terra
e nutrirvi.
28.
Lettrice Marianna Pruccoli
Poeta Haidar al-Ghazali
27/04/2024
Voglio sognare
fosse questa
la mia unica colpa
per essere ucciso.
Voglio nutrire
i passeri delle strade
e non ho altro che la mia carne
sul marciapiede.
28/04/2024
Ci incontravamo
e ridevamo,
ci scambiavamo sussurri
e tazze di tè.
Non stavamo gioendo
Preparavamo solo il dolore nei ricordi.
07/05/2024
Nel momento in cui
il bambino
metterà il pezzo finale del puzzle
per completare il quadro,
solo allora
capirà come era ridotto in brandelli
suo padre.
29.
Lettrice Elsa Lita Scarpa
Poeta Haidar al-Ghazali
10/05/2024
Scivoliamo dai grembi delle nostre madri
e il dottore ci pone sui loro cuori
e questo è il primo significato del silenzio.
Come può calmarsi
un bambino uscito piangendo
dal grembo di una madre martire
che non ha dormito sul suo petto
strappato?
26/08/2024
Ti hanno uccisa come si uccidono le farfalle,
e l’alba ha pregato per te,
poiché da una fossetta sulla tua guancia sorge il giorno.
Ti hanno uccisa, affinché l’aurora non torni mai più,
affinché restiamo al buio, senza vedere.
Hanno detto che minacciavi il paese
con una cintura esplosiva in vita.
Solo io
sapevo
quanto amavi
le cinture di rose.
11/09/2024
Ti cercherà, o Dio,
per le strade della città
ti cercherà.
Ti troverà a volte nel giardino,
altre in una risata di bambini,
o tra i colori delle case.
E a Te, o Dio, spetta indicargli il cielo,
affinché non ti cerchi in una città in fiamme.
30.
Lettrice Ada Meyer
Poeta Haidar al-Ghazali
15/10/2024
Porto geni cattivi,
e temo di avere un figlio
che cresca con un vaso di fiori nel petto, tra le schegge,
calciato dalle pietre e dalle guerre.
Prova ad amare, una volta,
ma non trova una compagna
che accetti le rose e l’abbraccio come un sincero
annuncio d’amore.
Il suo cuore è straniero nella sua terra, al mondo,
cerca un’aria che non strappi le foglie dai rami,
che non getti sabbia negli occhi dei bambini,
per respirarla.
Porto tratti cattivi,
come amare la casa
per amore di tre cose:
mia madre, mia madre, poi mia madre.
E temo di avere un figlio
che vaghi per le strade, davanti ai negozi,
sui marciapiedi,
perché forse una guerra
gli potrebbe rubare la madre da casa.
31.
Lettrice Giorgia Monti
Poeta Refaat Alareer
E NOI CONTINUIAMO A VIVERE
Nonostante gli uccelli di morte di Israele
che aleggiano a soli due metri dal nostro respiro,
dai nostri sogni e dalle nostre preghiere,
bloccando loro la strada verso Dio.
Nonostante questo.
Sogniamo e preghiamo,
aggrappandoci ancora più forte alla vita
ogni volta che la vita di un caro
viene strappata con la forza.
Viviamo.
Viviamo.
Proprio così.
32.
Lettore Marco Colonna
Poeta Refaat Alareer
SE DEVO MORIRE
Se devo morire,
tu devi vivere
per raccontare la mia storia,
per vendere le mie cose,
per comprare un pezzo di stoffa
e qualche filo
(fallo bianco, con una lunga coda),
così che un bambino, da qualche parte a Gaza,
fissando il cielo negli occhi,
aspettando suo padre che è partito tra le fiamme –
senza dire addio a nessuno,
neanche alla sua carne,
neanche a sé stesso –
veda l’aquilone, il mio aquilone che hai fatto tu, volare alto
e pensi, per un momento, che lassù ci sia un angelo
che riporta l’amore.
Se devo morire,
che porti speranza,
che sia una storia.

